Nelle corse resistenti la rapidità ha un ruolo quasi irrilevante. Il fondista ed il mezzofondista la ritrovano però in alcune fasi del proprio allenamento. Vediamo di conoscere i punti fondamentali che regolano questa capacità.
La rapidità è quella capacità che richiede un movimento nel minor tempo possibile senza produrre affaticamento.
La rapidità è “comandata” dal sistema nervoso centrale ed è esplicata con movimenti base.
Questa capacità ha minimi spazi di condizionamento allenante.
La rapidità è quindi una dote innata alla quale possiamo agire con risultati limitati in termine di prestazione.
“La velocità nei movimenti o degli spostamenti nello spazio è una funzione della rapidità, della forza e della resistenza, ma anche della capacità dell’atleta di coordinare razionalmente i suoi movimenti a seconda delle condizioni esterne nelle quali si svolge il compito motorio”. J.V.Verchosanskij
Avere un’ottima rapidità richiede un’istantanea azione dei recettori che danno gli impulsi per creare movimento. Questo significa avere delle doti di pronta reazione.
Occorre poi mettere in pratica questo comando e la dote di attivare in modo corretto tutti i segmenti imputati al movimento. Sono chiaramente le fibre veloci ad essere chiamate a rispondere.
In questo caso l’educazione, e dunque l’allenamento, può aiutare a disciplinare la “messa in moto” del corpo.
La frequenza e l’ampiezza sono due aspetti che vanno a rendere la rapidità più o meno valida in termini di prestazione.
La rapidità, abbiamo affermato che è poco incrementabile e dopo i 13 anni ha pochi margini di miglioramento, se non per la velocità di reazione.
Per allenare la rapidità bisogna eseguire lavori alla massima intensità in regime alattacido rimanendo in spazi inferiori ai 10 secondi. Bisogna evitare i carichi e facilitare la massima espressione del gesto.
I recuperi fra gli stimoli veloci dev’essere ampio. Questo è richiesto per evitare ogni forma d’affaticamento che riduca la massima rapidità nell’esercizio successivo.
Nel caso si protragga il lavoro oltre i 10 secondi, cominciamo ad allenare la resistenza alla velocità.
Bisogna avere sempre chiari questi concetti perché anche nell’allenamento del mezzofondista e del fondista si usano di frequente queste intensità in ristretti tempi d’esecuzione.
Mi riferisco ad esempio ad allunghi di 60-80 metri che possono rimanere in ambito alattacido e quindi senza provocare “affaticamento energetico”.
È importante l’intensità, ma la durata dello stimolo non va mai sottovalutata.
I tre punti dai quali dobbiamo passare per costruire una giusta catena allenante, riguarda il rapporto fra intensità, durata dello stimolo e recupero
Le esercitazioni muscolari sono utili per guadagnare in termini reattivi, è sufficiente studiare i corretti modelli da applicare al singolo atleta ed il fine a cui esso lavora.
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