Trovare il giusto paio di scarpe non è semplice. Ogni piede ha le sue esigenze, non si può generalizzare. Quale scarpa usare in gara? In allenamento? In percorsi in mezzo alla natura? Quando usare le scarpe chiodate? Proviamo a vedere quali criteri seguire per fare una scelta corretta.
La scelta delle scarpe
Quando ho iniziato a correre nel 1978, c’erano molti modelli di scarpe da ginnastica, ma di scarpe concepite per il running sinceramente poche. Alcune di quelle erano però di pregevole fattura ed, infatti, ritrovo ancora oggi in molti modelli delle similitudini.
La scelta ristretta di allora facilitava il compito, perché era noto fra i podisti quali fossero quelle migliori. Molti podisti cercavano solo suole molto basse alla ricerca di una maggior leggerezza e flessibilità, altri cercavano impianti più stabili e resistenti.
Oggi la scelta è cresciuta, anche se come qualità non c’è sempre un’offerta analoga. L’eccessiva specializzazione ha portato in molti casi a vendere più la novità che il prodotto.
Il pronatore sembra che debba scegliere solo alcuni modelli, il supinatore solo altri e così via.
Ciò che è proposto tende ad ingabbiare il podista in una meccanica di corsa obbligatoria che secondo me è sbagliata.
Nel caso esista un problema d’appoggio a terra; andrà risolto tramite un podologo o in ogni caso da un esperto, non tramite una scarpa con sistemi di protezione esasperati. Una scarpa deve lasciare il piede libero di compiere il proprio movimento senza costringerlo a posizioni innaturali.
La correzione (ma prima di mettere un plantare siatene veramente sicuri) dovrà eventualmente avvenire tramite l’inserimento di una soletta “speciale” e non in altro modo. L’uso di scarpe di tipo protettivo va bene solamente se il sistema usato non è eccessivo. Sosteniamo che può essere accettato se aiuta il movimento del piede verso una migliore linea d’azione senza costringerla a modifiche sostanziali.
Le scarpe, anni fa, si usava dividerle in 3 categorie:
La leggera per le gare o gli allenamenti molto veloci
L’intermedia per sedute tipo ritmi medi o da usare in gara per atleti pesanti
La stabile o protettiva come scarpa per eseguire gli allenamenti di corsa semplice o su percorsi in cui al piede serve un buon sostegno.
Mi ricordo scarpe da 160 grammi, una piuma. Queste esistono anche oggi con tomaia differente; bisogna avere l’accortezza di usarle solo in gara e da corridori che hanno un peso limitato ed un’azione di corsa particolarmente soffice.
Per gli allenamenti di ripetute, sarebbe bene non farsi tentare dalla scarpa super leggera; ma usare una calzatura che attutisca meglio l’impatto con il terreno.
Per un atleta leggero, nell’ordine dei 60-70 kg, per svolgere allenamenti specifici può essere perfetta una scarpa di circa 250 grammi.
Questo tipo d’atleta è quello che si può permettere in gara scarpe da 200 grammi.
Per la corsa lenta si può arrivare anche a 300 grammi, ma non di più.
Per atleti più pesanti, 80-100 kg, la scarpa gara diventa quella da 250 grammi e quella per medi e ripetute quella da 300 grammi.
Oltre i 300 grammi farei attenzione ad andare, questo lo dico per gli atleta d’ogni struttura, perché si rischia che la scarpa ci isoli troppo dal terreno facendo lavorare poco e male il piede.
Arrivati oltre i 350 grammi bisogna fare tanta attenzione perché la scarpa diventa veramente limitante.
Il piede tanto è libero; tanto più lavora in tutti i suoi elementi.
Fosse possibile usare un calzino per correre sarebbe meglio. Affermo questo per ricordare che la scarpa deve solo favorire l’assorbimento dei traumi cercando di impedire al minimo di ostacolare la rullata di corsa.
In gare come la maratona o in allenamenti di lunghissimo è sbagliato usare una scarpa da lento, perché porta a spendere energie eccessive e non richieste.
Poiché la gara o gli allenamenti estensivi, intendo da 2h e oltre, sono inseriti in programma solo poche volte, è bene eseguirli con una scarpa che non ostacoli una corsa facile e fluida.
Per le corse su percorsi sconnessi o pieni di pietre è bene avere una scarpa che protegge, ma al tempo spesso che lasci il piede libero nelle sue circonduzioni.
Su questi percorsi, così come in discese di bosco, bisogna avere il piede libero di evitare ostacoli improvvisi senza che la scarpa ne limiti la sua funzionalità.
Il battistrada della scarpa va scelto in base ai terreni d’allenamento e di gara dove si correrà, in sostanza bisogna scegliere i ferri del mestiere in base alle esigenze personali.
Le scarpe chiodate sono fondamentali per la pista e le corse campestri.
In pista aiutano a sviluppare ritmi alti, è importante usare le scarpe chiodate non più di un paio di volte a settimana perché sollecitano molto i tendini.
Le scarpe chiodate da campestre hanno una costruzione più protettiva rispetto a quelle da pista ed i chiodi da mettere sono da scegliere in base al terreno dove si andrà a correre. Il tipo di chiodi più usato, è di forma conica e di una lunghezza di 9 millimetri, ma spesso in percorsi molto morbidi, per fare presa migliore con il terreno si usano chiodi da 12 millimetri ed oltre.
Il podista che acquista una scarpa con la quale si trova bene farebbe bene a comprarne subito un’altra uguale senza aspettare di trovarsi in emergenza e magari scegliere un modello che non fa al suo caso. Le scarpe non scadono, quindi è meglio avere una scarpa di riserva a lui adatto a disposizione, la spesa sostenuta sarà ammortizzata quanto prima.
Consiglio di avere sempre tre scarpe a disposizione.
1) Quella con cui si gareggia, che va lasciata solo per la gara senza consumarla in allenamento; avendo trovato il modello giusto è bene limitarlo nelle sue uscite.
2) Una seconda scarpa la terrei per allenamenti di tipo medio, veloce o di lunghissimo.
3) Infine bisogna avere una scarpa per eseguire le sedute di corsa lenta, rigenerante, collinari o fartlek leggeri.
da www.santuccirunning.it - richiedi ulteriori informazioni