Come comportarsi di fronte a traumi sportivi? Può accadere durante l'attività di avere una distorsione o una contusione e non sapere cosa fare sul momento. Vediamo le principali regole da seguire per compiere un primo soccorso efficace.
Forniremo delle indicazioni (volutamente banali) per affrontare alla meglio gli infortuni in campo di allenamento. Lo scopo principale e' quello di trasmettere poche basilari informazioni in modo da non far danni soccorrendo l'infortunato o allertando i soccorsi. Chi volesse approfondire e' caldamente invitato a frequentare gli appositi corsi di primo soccorso (piu' o meno avanzato) organizzati frequentemente, ad esempio, dalle Associazioni di Volontariato.
Contusioni, distorsioni, lussazioni e fratture.
Si tratta degli incidenti piu' comuni del nostro sport e quindi e' molto utile saper affrontare un'emergenza del genere. Nel trattamento immediato di questo tipo di traumi e' fondamentale seguire poche regole, uguali per quasi tutti i casi (fanno eccezione le fratture e le lussazioni, che richiedono alcune manovre in piu'), riassunte dall'acronimo inglese R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation).
1) Rest: riposo immediato e totale.
2) Ice: ghiaccio. Il ghiaccio va messo prima possibile: l'ideale e' un sacchetto di plastica riempito di cubetti frantumati (basta sbatterli su di un piano rigido e resistente), applicato sulla parte interponendo sempre un panno per evitare che il freddo eccessivo provochi ustioni. Il ghiaccio va applicato per 4-6 cicli di circa 10 minuti alternati a 10 minuti senza, poi circa 45 minuti di pausa, da ripetere piu' volte nelle ore successive all'infortunio. Limitarsi ad applicare ghiaccio per 10' non ha senso.
3) Compression: compressione mediante bendaggio con fascia elastica (e' conveniente tenerne una sempre con se'). Il bendaggio non deve essere talmente stretto da ostacolare la circolazione sanguigna ma nello stesso tempo deve esercitare una buona compressione: e' conveniente controllare che le parti a valle (lontane dal cuore) del bendaggio rimangano di colore roseo, non dolgano e non si raffreddino troppo (calcolando la presenza del ghiaccio nelle vicinanze).
4) Elevation: elevazione. se possibile, tenere la parte sollevata. Nel caso degli arti e' meglio distendere tutto l'arto senza limitarsi ad appoggiare la parte terminale (ad esempio il piede) su un supporto, perche' l'articolazione a monte (ad esempio il ginocchio) potrebbe venir eccessivamente sollecitata.
Queste manovre hanno lo scopo di ostacolare lo stravaso di sangue e liquidi nella zona lesa, ridurre il dolore e l'infiammazione, facilitando il recupero post-infortunio. Il riposo immediato e' importante: continuare a muoversi dopo un trauma anche banale puo' peggiorare notevolmente lo stravaso di liquidi (l'edema dei tessuti che provoca, se superficiale, il ben noto gonfiore della parte) allungando i tempi di recupero. Un riposo immediato, anche se richiede l'interruzione della seduta di allenamento, puo' invece, nell'ottica di un programma a lungo termine, essere molto piu' conveniente.
Tutto quello che facilita l'accumulo dei liquidi nella parte lesionata dal trauma e' ovviamente controindicato: continuare l'allenamento (!), mobilizzare la parte (sia attivamente che passivamente), effettuare massaggi, coprire con agenti riscaldanti o applicare nella prima giornata dal trauma pomate di qualsiasi tipo (quasi tutte facilitano lo stravaso del sangue) sono manovre troppo spesso praticate e vanno evitate con attenzione. L'uso di farmaci (alcuni antidolorifici, pomate) e' consigliabile a distanza di tempo (un giorno almeno) dal trauma ed e' sempre meglio consultare preventivamente un medico.
Come trattarli.
Contusione: ben nota a tutti, si puo' determinare a seguito di un urto tra atleti, contro un attrezzo o dopo una semplice caduta e puo' accompagnarsi o meno ad un'escoriazione o una piccola ferita (si parla di contusione escoriata). Nel caso di lesioni molto lievi non vi sono conseguenze fisiche di rilievo, mentre se l'intensita' dell'urto e' maggiore si puo' avere una piu' importante lesione dei tessuti e dei vasi, spesso profonda e quindi meno visibile, con fuoriuscita di liquidi e di sangue tra i tessuti. Si formano cosi' il gonfiore (che puo' essere assai evidente) e l'ematoma (il livido) che puo' estendersi col passare delle ore (specie se non si adotta il R.I.C.E.) o comparire tardivamente, anche nelle zone vicine alla lesione. Nel caso di questo tipo di infortunio e' consigliabile consultare un medico se il dolore e' molto violento, vi e' una evidente difficolta' a muovere la parte lesa, il gonfiore e' molto esteso, compare immediatamente un ematoma che tende ad allargarsi oppure la parte colpita presenta delle deformazioni: in questo caso saranno necessarie valutazioni specifiche (visita, ecografia, radiografia...). Nei casi banali il R.I.C.E., associato eventualmente alla medicazione se c'e' una ferita o un'escoriazione, puo' esser sufficiente, salvo interpellare un medico se successivamente compare qualcosa di nuovo o il dolore e il gonfiore non si attenuano nel giro di breve tempo. Ricordo ancora l'importanza della vaccinazione antitetanica che, con un costo minimo (una intramuscolare ogni dieci anni circa) ci protegge dal rischio di un'infezione grave.
Distorsione: la distorsione (comunemente detta “storta”) si ha quando un'articolazione viene sollecitata oltre i suoi limiti ma dopo il trauma riprende la sua posizione normale. Il trauma di solito e' ben evidente (un urto, un piede messo male, una caduta...) e i sintomi sono caratteristici: dolore improvviso, difficolta' a muovere la parte, gonfiore quasi immediato. Il dolore puo' essere piu' o meno violento e solitamente tende pian piano a ridursi. Le cose da fare immediatamente sono riassunte, come al solito, dall'acronimo inglese R.I.C.E. (vedi l'articolo "Traumi in Atletica"). Possono essere utili gli antidolorifici da banco, magari chiedendo al farmacista, ed e' preferibile assumerli in seconda giornata dal trauma perche' molto spesso hanno anche un effetto anticoagulante: anche in questo caso e' meglio nell'immediato evitare pomate, massaggi, movimenti attivi o passivi e quant'altro possa favorire, anziche' ridurre, lo stravaso di sangue e liquidi nella zona lesa. Se i sintomi sono importanti (forte dolore, gonfiore accentuato, comparsa di un livido che tende ad estendersi) o non recedono nei giorni successivi (il dolore non passa, la parte non si sgonfia) o comunque in ogni caso di dubbio, e' sempre meglio rivolgersi al proprio medico di famiglia che prescrivera' gli opportuni accertamenti. Sebbene la maggior parte delle distorsioni sia di grado lieve (il dolore e il gonfiore sono modesti e non residuano conseguenze), una lesione dei legamenti e' sempre in agguato: una instabilita' della caviglia puo' provocare a lungo andare danni articolari (artrosi, ad esempio) e la lassita' legamentosa puo' favorire la comparsa di nuovi episodi distorsivi. La ripresa degli allenamenti (dopo un periodo di riposo che varia in base alla gravita' della lesione e che va misurato in settimane e non giorni) deve avvenire con molta cautela e gradualita', preferibilmente preceduta da esercizi di mobilitazione passiva e propriocettivi.
Lussazione (“slogatura”): quando il trauma distorsivo e' molto violento, i due capi dell'articolazione possono spostarsi e rimanere separati (frequente e' la lussazione di spalla, quando l'osso del braccio “esce dal posto” e non rientra piu'). In quel caso il dolore immediato e' violentissimo ed aumenta notevolmente ad ogni piu' piccolo tentativo di movimento e in seguito alle piccole contrazioni muscolari involontarie; e' praticamente impossibile muovere la parte. Il paziente rimane immobile, sofferente, spesso pallido e sudato, puo' avere nausea o vertigini, tenendosi l'arto leso nella posizione che gli da' meno dolore. In questi casi e' inutile qualsiasi manovra: aiutare il paziente a tener fermo l'arto, chiamare l'ambulanza o accompagnare l'infortunato al piu' vicino pronto soccorso sono le uniche cose da fare. Il ghiaccio locale puo' aiutare ma spesso, per la sola pressione, aumenta il dolore e non e' tollerato dal paziente. E' inutile dire che cercare di rimettere l'articolazione a posto e' un errore molto grave e non va mai fatto.
Frattura: si determina quando il trauma riesce a provocare la rottura dell'osso. I sintomi sono dolore, impossibilita' o difficolta' a muovere l'arto colpito, gonfiore, deformazione della parte, arrossamento; in casi piu' gravi, una parte dell'osso scheggiato puo' bucare la pelle rendendo la frattura “esposta” (in questi casi l'osso si puo' vedere come no, perche' nella dinamica della lesione puo' anche esser rientrato. In ogni caso di frattura con ferita soprastante, sospettare che si tratti di una frattura esposta e' sempre un'utile precauzione). In tutti questi casi e' indicato immobilizzare la parte lesa (ricordandosi di bloccare le due articolazioni a monte e a valle della lesione), se c'e' una ferita coprirla con un telino pulito (meglio se sterile), applicare ghiaccio locale ed infine trasportare il paziente in pronto soccorso. Assolutamente da evitare il riallineamento dei monconi o, nel caso di frattura con osso esposto, qualsiasi manovra per rimetterlo dentro. Le metodiche per immobilizzare una frattura son le piu' varie e dipendono dal materiale a disposizione, dall'esperienza dell'operatore e dal luogo in cui ci si trova. Piu' si e' lontani dall'ospedale, meglio va immobilizzata la frattura in previsione di un trasporto lungo e disagevole: si possono usare asciugamani arrotolati strettamente (poco stabili, occorrono almeno un paio di asciugamani ben arrotolati da applicare ai lati dell'osso e da incerottare attentamente), pezzi di legno (attenzione a non lesionare la cute con schegge o altro), di plastica (in auto i tre bracci del triangolo di “auto ferma” son molto validi), di cartone (molto usato), fissandoli con nastro adesivo o, meglio, benda elastica. Se non si ha una certa esperienza e non ci si trova in zone impervie, anche in questo caso e' molto meglio chiamare il 118 e far intervenire personale specializzato.
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Forniremo delle indicazioni (volutamente banali) per affrontare alla meglio gli infortuni in campo di allenamento. Lo scopo principale e' quello di trasmettere poche basilari informazioni in modo da non far danni soccorrendo l'infortunato o allertando i soccorsi. Chi volesse approfondire e' caldamente invitato a frequentare gli appositi corsi di primo soccorso (piu' o meno avanzato) organizzati frequentemente, ad esempio, dalle Associazioni di Volontariato.
Contusioni, distorsioni, lussazioni e fratture.
Si tratta degli incidenti piu' comuni del nostro sport e quindi e' molto utile saper affrontare un'emergenza del genere. Nel trattamento immediato di questo tipo di traumi e' fondamentale seguire poche regole, uguali per quasi tutti i casi (fanno eccezione le fratture e le lussazioni, che richiedono alcune manovre in piu'), riassunte dall'acronimo inglese R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation).
1) Rest: riposo immediato e totale.
2) Ice: ghiaccio. Il ghiaccio va messo prima possibile: l'ideale e' un sacchetto di plastica riempito di cubetti frantumati (basta sbatterli su di un piano rigido e resistente), applicato sulla parte interponendo sempre un panno per evitare che il freddo eccessivo provochi ustioni. Il ghiaccio va applicato per 4-6 cicli di circa 10 minuti alternati a 10 minuti senza, poi circa 45 minuti di pausa, da ripetere piu' volte nelle ore successive all'infortunio. Limitarsi ad applicare ghiaccio per 10' non ha senso.
3) Compression: compressione mediante bendaggio con fascia elastica (e' conveniente tenerne una sempre con se'). Il bendaggio non deve essere talmente stretto da ostacolare la circolazione sanguigna ma nello stesso tempo deve esercitare una buona compressione: e' conveniente controllare che le parti a valle (lontane dal cuore) del bendaggio rimangano di colore roseo, non dolgano e non si raffreddino troppo (calcolando la presenza del ghiaccio nelle vicinanze).
4) Elevation: elevazione. se possibile, tenere la parte sollevata. Nel caso degli arti e' meglio distendere tutto l'arto senza limitarsi ad appoggiare la parte terminale (ad esempio il piede) su un supporto, perche' l'articolazione a monte (ad esempio il ginocchio) potrebbe venir eccessivamente sollecitata.
Queste manovre hanno lo scopo di ostacolare lo stravaso di sangue e liquidi nella zona lesa, ridurre il dolore e l'infiammazione, facilitando il recupero post-infortunio. Il riposo immediato e' importante: continuare a muoversi dopo un trauma anche banale puo' peggiorare notevolmente lo stravaso di liquidi (l'edema dei tessuti che provoca, se superficiale, il ben noto gonfiore della parte) allungando i tempi di recupero. Un riposo immediato, anche se richiede l'interruzione della seduta di allenamento, puo' invece, nell'ottica di un programma a lungo termine, essere molto piu' conveniente.
Tutto quello che facilita l'accumulo dei liquidi nella parte lesionata dal trauma e' ovviamente controindicato: continuare l'allenamento (!), mobilizzare la parte (sia attivamente che passivamente), effettuare massaggi, coprire con agenti riscaldanti o applicare nella prima giornata dal trauma pomate di qualsiasi tipo (quasi tutte facilitano lo stravaso del sangue) sono manovre troppo spesso praticate e vanno evitate con attenzione. L'uso di farmaci (alcuni antidolorifici, pomate) e' consigliabile a distanza di tempo (un giorno almeno) dal trauma ed e' sempre meglio consultare preventivamente un medico.
Come trattarli.
Contusione: ben nota a tutti, si puo' determinare a seguito di un urto tra atleti, contro un attrezzo o dopo una semplice caduta e puo' accompagnarsi o meno ad un'escoriazione o una piccola ferita (si parla di contusione escoriata). Nel caso di lesioni molto lievi non vi sono conseguenze fisiche di rilievo, mentre se l'intensita' dell'urto e' maggiore si puo' avere una piu' importante lesione dei tessuti e dei vasi, spesso profonda e quindi meno visibile, con fuoriuscita di liquidi e di sangue tra i tessuti. Si formano cosi' il gonfiore (che puo' essere assai evidente) e l'ematoma (il livido) che puo' estendersi col passare delle ore (specie se non si adotta il R.I.C.E.) o comparire tardivamente, anche nelle zone vicine alla lesione. Nel caso di questo tipo di infortunio e' consigliabile consultare un medico se il dolore e' molto violento, vi e' una evidente difficolta' a muovere la parte lesa, il gonfiore e' molto esteso, compare immediatamente un ematoma che tende ad allargarsi oppure la parte colpita presenta delle deformazioni: in questo caso saranno necessarie valutazioni specifiche (visita, ecografia, radiografia...). Nei casi banali il R.I.C.E., associato eventualmente alla medicazione se c'e' una ferita o un'escoriazione, puo' esser sufficiente, salvo interpellare un medico se successivamente compare qualcosa di nuovo o il dolore e il gonfiore non si attenuano nel giro di breve tempo. Ricordo ancora l'importanza della vaccinazione antitetanica che, con un costo minimo (una intramuscolare ogni dieci anni circa) ci protegge dal rischio di un'infezione grave.
Distorsione: la distorsione (comunemente detta “storta”) si ha quando un'articolazione viene sollecitata oltre i suoi limiti ma dopo il trauma riprende la sua posizione normale. Il trauma di solito e' ben evidente (un urto, un piede messo male, una caduta...) e i sintomi sono caratteristici: dolore improvviso, difficolta' a muovere la parte, gonfiore quasi immediato. Il dolore puo' essere piu' o meno violento e solitamente tende pian piano a ridursi. Le cose da fare immediatamente sono riassunte, come al solito, dall'acronimo inglese R.I.C.E. (vedi l'articolo "Traumi in Atletica"). Possono essere utili gli antidolorifici da banco, magari chiedendo al farmacista, ed e' preferibile assumerli in seconda giornata dal trauma perche' molto spesso hanno anche un effetto anticoagulante: anche in questo caso e' meglio nell'immediato evitare pomate, massaggi, movimenti attivi o passivi e quant'altro possa favorire, anziche' ridurre, lo stravaso di sangue e liquidi nella zona lesa. Se i sintomi sono importanti (forte dolore, gonfiore accentuato, comparsa di un livido che tende ad estendersi) o non recedono nei giorni successivi (il dolore non passa, la parte non si sgonfia) o comunque in ogni caso di dubbio, e' sempre meglio rivolgersi al proprio medico di famiglia che prescrivera' gli opportuni accertamenti. Sebbene la maggior parte delle distorsioni sia di grado lieve (il dolore e il gonfiore sono modesti e non residuano conseguenze), una lesione dei legamenti e' sempre in agguato: una instabilita' della caviglia puo' provocare a lungo andare danni articolari (artrosi, ad esempio) e la lassita' legamentosa puo' favorire la comparsa di nuovi episodi distorsivi. La ripresa degli allenamenti (dopo un periodo di riposo che varia in base alla gravita' della lesione e che va misurato in settimane e non giorni) deve avvenire con molta cautela e gradualita', preferibilmente preceduta da esercizi di mobilitazione passiva e propriocettivi.
Lussazione (“slogatura”): quando il trauma distorsivo e' molto violento, i due capi dell'articolazione possono spostarsi e rimanere separati (frequente e' la lussazione di spalla, quando l'osso del braccio “esce dal posto” e non rientra piu'). In quel caso il dolore immediato e' violentissimo ed aumenta notevolmente ad ogni piu' piccolo tentativo di movimento e in seguito alle piccole contrazioni muscolari involontarie; e' praticamente impossibile muovere la parte. Il paziente rimane immobile, sofferente, spesso pallido e sudato, puo' avere nausea o vertigini, tenendosi l'arto leso nella posizione che gli da' meno dolore. In questi casi e' inutile qualsiasi manovra: aiutare il paziente a tener fermo l'arto, chiamare l'ambulanza o accompagnare l'infortunato al piu' vicino pronto soccorso sono le uniche cose da fare. Il ghiaccio locale puo' aiutare ma spesso, per la sola pressione, aumenta il dolore e non e' tollerato dal paziente. E' inutile dire che cercare di rimettere l'articolazione a posto e' un errore molto grave e non va mai fatto.
Frattura: si determina quando il trauma riesce a provocare la rottura dell'osso. I sintomi sono dolore, impossibilita' o difficolta' a muovere l'arto colpito, gonfiore, deformazione della parte, arrossamento; in casi piu' gravi, una parte dell'osso scheggiato puo' bucare la pelle rendendo la frattura “esposta” (in questi casi l'osso si puo' vedere come no, perche' nella dinamica della lesione puo' anche esser rientrato. In ogni caso di frattura con ferita soprastante, sospettare che si tratti di una frattura esposta e' sempre un'utile precauzione). In tutti questi casi e' indicato immobilizzare la parte lesa (ricordandosi di bloccare le due articolazioni a monte e a valle della lesione), se c'e' una ferita coprirla con un telino pulito (meglio se sterile), applicare ghiaccio locale ed infine trasportare il paziente in pronto soccorso. Assolutamente da evitare il riallineamento dei monconi o, nel caso di frattura con osso esposto, qualsiasi manovra per rimetterlo dentro. Le metodiche per immobilizzare una frattura son le piu' varie e dipendono dal materiale a disposizione, dall'esperienza dell'operatore e dal luogo in cui ci si trova. Piu' si e' lontani dall'ospedale, meglio va immobilizzata la frattura in previsione di un trasporto lungo e disagevole: si possono usare asciugamani arrotolati strettamente (poco stabili, occorrono almeno un paio di asciugamani ben arrotolati da applicare ai lati dell'osso e da incerottare attentamente), pezzi di legno (attenzione a non lesionare la cute con schegge o altro), di plastica (in auto i tre bracci del triangolo di “auto ferma” son molto validi), di cartone (molto usato), fissandoli con nastro adesivo o, meglio, benda elastica. Se non si ha una certa esperienza e non ci si trova in zone impervie, anche in questo caso e' molto meglio chiamare il 118 e far intervenire personale specializzato.
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