Cos’è e come affrontarla al meglio
By Lorenzo Andreini
Nel primo articolo di questa serie, abbiamo fatto una classificazione dei vari tipi di lesione muscolare. Dopo aver parlato, in particolare, della contrattura muscolare e dello stiramento, oggi è la volta della misteriosa distrazione muscolare. Lesione spesso sconosciuta anche agli esperti del settore, che riducono tutto a ‘contrattura, stiramento o strappo’, la distrazione muscolare esiste ed è pure ufficialmente riconosciuta nei libri di letteratura medica.
La distrazione muscolare è una lesione muscolare spesso (erroneamente) utilizzata come sinonimo di ‘strappo’. Nello strappo muscolare (come vedremo in seguito) si ha una rottura completa delle fibre del muscolo interessato. Nella distrazione si ha una percentuale di rottura delle fibre interessate inferiore al 50%. Sicuramente un tipo di infortunio importante, in una scala da 0 a 4 occupa il livello 3, ma sicuramente meno gravoso dello strappo vero e proprio.
E’ utile la suddivisione in gradi, rilevabile con ecografia, delle distrazioni muscolari. Nella distrazione di primo grado il danno si limita a fibrille e miofilamenti senza una perdita di continuità del muscolo. Man mano che saliamo di gravità, troviamo la distrazione di secondo grado, dove si ha l’interruzione di un certo numero di fibre senza il coinvolgilmento di un’area eccessivamente macroscopica. La distrazione di terzo grado, presenta un area d’interruzione di continuità delle fibre ampia.
La gravità della distrazione non è quindi correlata al grado di dolore che si prova, ma in base al numero di fibre coinvolte (non sempre direttamente proporzionale). Da non dimenticare la quantità di tessuto connettivale coinvolto, il versamento ematico, dalla diastasi. Molto importante ai fini di cura e guarigione è la valutazione dell’ematoma che si forma. Come si legge in letteratura, se l’ematoma è intramuscolare, la sua localizzazione consente una rapida evacuazione per gravità, scarsa infiammazione, scarsa aderenza. Se è intermuscolare, poichè profondo, è di difficile evacuazione e può originare un’importante infiammazione, seguita da aderenze. Dopo 3 giorni inizia la riparazione precoce, fino ai 14 rigenerazione e riparazione fibrosa. Dopo i 14 giorni possiamo procedere al recupero della forza.
Una cattiva gestione del recupero da questo tipo di infortunio può evolversi in maniera spiacevole. Un cattivo recupero e una non-cura di questo infortunio può creare processi fibrotici e cicatriziali (aree iperecogene rilevabili sempre con ecografia). La fibrosi è la complicanza più comune, spesso causata da un mancato riposo nelle prime due settimane dall’infortunio (la fase di rigenerazione e riparazione), massaggi effettuati i primi giorni dall’infortunio, che possono aggravare la situazione, un travaso ematico abbastanza consistente.
Come agire quindi, di fronte ad una distrazione muscolare? La riabilitazione consta di due fasi differenti: durante la prima fase utili le applicazioni di ghiaccio ed eventualmente FANS nei primi giorni. Dopo la prima settimana sono utili tecarterapia e ultrasuoni, anche se non fanno miracoli. Dopo 10 giorni, utile uno stretching MOLTO controllato. Da evitare i massaggi. Dopo circa 3 settimane (a seconda del tipo di grado dell’infortunio), possiamo passare, sempre controllati da uno specialista, alla fase di rieducazione. L’obiettivo è quello di far tornare il muscolo efficiente come prima. E’ possibile inserire esercizi per la riacquisizione della forza, contrattilità, propriocettività. In questa fase, ok i massaggi, se eseguiti da personale qualificato. Da evitare in questa fase le formazioni fibrotiche delle quali parlavamo sopra. Da controllare con ecografia, vanno trattate con fibrolisi tempestivamente, quando consolidate.
Importante è, in questo infortunio, essere seguiti e non affrettare i tempi di recupero. Le distrazioni infatti possono durare MESI se non trattate adeguatamente o se velocizziamo i tempi di recupero necessari.
da www.santuccirunning.it - richiedi ulteriori informazioni
By Lorenzo Andreini
Nel primo articolo di questa serie, abbiamo fatto una classificazione dei vari tipi di lesione muscolare. Dopo aver parlato, in particolare, della contrattura muscolare e dello stiramento, oggi è la volta della misteriosa distrazione muscolare. Lesione spesso sconosciuta anche agli esperti del settore, che riducono tutto a ‘contrattura, stiramento o strappo’, la distrazione muscolare esiste ed è pure ufficialmente riconosciuta nei libri di letteratura medica.
La distrazione muscolare è una lesione muscolare spesso (erroneamente) utilizzata come sinonimo di ‘strappo’. Nello strappo muscolare (come vedremo in seguito) si ha una rottura completa delle fibre del muscolo interessato. Nella distrazione si ha una percentuale di rottura delle fibre interessate inferiore al 50%. Sicuramente un tipo di infortunio importante, in una scala da 0 a 4 occupa il livello 3, ma sicuramente meno gravoso dello strappo vero e proprio.
E’ utile la suddivisione in gradi, rilevabile con ecografia, delle distrazioni muscolari. Nella distrazione di primo grado il danno si limita a fibrille e miofilamenti senza una perdita di continuità del muscolo. Man mano che saliamo di gravità, troviamo la distrazione di secondo grado, dove si ha l’interruzione di un certo numero di fibre senza il coinvolgilmento di un’area eccessivamente macroscopica. La distrazione di terzo grado, presenta un area d’interruzione di continuità delle fibre ampia.
La gravità della distrazione non è quindi correlata al grado di dolore che si prova, ma in base al numero di fibre coinvolte (non sempre direttamente proporzionale). Da non dimenticare la quantità di tessuto connettivale coinvolto, il versamento ematico, dalla diastasi. Molto importante ai fini di cura e guarigione è la valutazione dell’ematoma che si forma. Come si legge in letteratura, se l’ematoma è intramuscolare, la sua localizzazione consente una rapida evacuazione per gravità, scarsa infiammazione, scarsa aderenza. Se è intermuscolare, poichè profondo, è di difficile evacuazione e può originare un’importante infiammazione, seguita da aderenze. Dopo 3 giorni inizia la riparazione precoce, fino ai 14 rigenerazione e riparazione fibrosa. Dopo i 14 giorni possiamo procedere al recupero della forza.
Una cattiva gestione del recupero da questo tipo di infortunio può evolversi in maniera spiacevole. Un cattivo recupero e una non-cura di questo infortunio può creare processi fibrotici e cicatriziali (aree iperecogene rilevabili sempre con ecografia). La fibrosi è la complicanza più comune, spesso causata da un mancato riposo nelle prime due settimane dall’infortunio (la fase di rigenerazione e riparazione), massaggi effettuati i primi giorni dall’infortunio, che possono aggravare la situazione, un travaso ematico abbastanza consistente.
Come agire quindi, di fronte ad una distrazione muscolare? La riabilitazione consta di due fasi differenti: durante la prima fase utili le applicazioni di ghiaccio ed eventualmente FANS nei primi giorni. Dopo la prima settimana sono utili tecarterapia e ultrasuoni, anche se non fanno miracoli. Dopo 10 giorni, utile uno stretching MOLTO controllato. Da evitare i massaggi. Dopo circa 3 settimane (a seconda del tipo di grado dell’infortunio), possiamo passare, sempre controllati da uno specialista, alla fase di rieducazione. L’obiettivo è quello di far tornare il muscolo efficiente come prima. E’ possibile inserire esercizi per la riacquisizione della forza, contrattilità, propriocettività. In questa fase, ok i massaggi, se eseguiti da personale qualificato. Da evitare in questa fase le formazioni fibrotiche delle quali parlavamo sopra. Da controllare con ecografia, vanno trattate con fibrolisi tempestivamente, quando consolidate.
Importante è, in questo infortunio, essere seguiti e non affrettare i tempi di recupero. Le distrazioni infatti possono durare MESI se non trattate adeguatamente o se velocizziamo i tempi di recupero necessari.
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