Chi fa attività fisica prende in genere a riferimento dei parametri per valutarne l’intensità.
Il corridore ha l’abitudine di rilevare la velocità al km per determinare il tipo impegno profuso (dato poco attendibile sui percorsi di montagna), oppure si affida esclusivamente all’ascolto di se, mentre alcuni podisti hanno l’abitudine di monitorare lo sforzo con il rilevamento dei parametri cardiaci. Riguardo questo aspetto, possiamo dividere in fasce di lavoro ben distinte le attività dell’organismo. Il rilevamento dei battiti cardiaci è in genere compito di un cardiofrequenzimetro che regala in tempo reale le pulsazioni effettive. Un sedentario ha in genere 60/70 battiti al minuto a riposo, mentre un corridore di resistenza ne ha solamente 40/60 grazie alla maggior “potenza” del suo cuore. Questa attività possiamo definirla basale, ma quando si inizia a correre il cuore alza rapidamente la sua capacità contrattile. Il riferimento, anche se molto soggettivo, per l’attività aerobica (definita anche lenta) è compresa nel range fra 130 e 150 battiti per minuto. In questo ambito si ha solitamente una produzione lattacida che non supera i 2 millimoli per litro.
Le intensità medie si ritrovano intorno a 160 battiti per minuto, dipende ovviamente dalle caratteristiche personali, ma soprattutto dall’età e dal grado di allenamento. Oltre le 170 pulsazioni per minuto, entriamo spediti nel campo anaerobico ed in sostanza andiamo a registrare proprio in quell’ambito il valore della soglia anaerobica. Oltre i 180 battiti per minuto, troviamo un’attività massimale e solo i più giovani e geneticamente predisposti possono eseguire lavori non brevissimi a quelle intensità. Alla massima attività cardiaca e di conseguenza in presenza di massimo debito d’ossigeno troviamo nel muscolo produzioni lattacide che possono arrivare ed in alcuni casi superare i 20 millimoli per litro. Per avere una visione esatta delle proprie soglie di esercizio e per capire le forbici di sforzo consigliate, si dovrebbe ricorrere a dei test specifici. Se così non è, bisogna essere molto bravi nel percepire i segnali che l’organismo ci manda. Un cuore in forma è un cuore con ampie escursioni, lento a bassa intensità, agile e scattante quando si accelera.
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