Il capitolo forza appassiona da sempre il mondo dello sport. In ogni disciplina “la forza” entra in modalità e percentuale diversa, ma merita sempre rispetto circa il suo impiego.
Nella corsa il distinguo si pone fra le varie specialità ed il suo esercizio va mitigandosi con l’estensione della distanza.
Errore grande sottovalutarla.
Si parla spesso di vari tipi di forza e di innumerevoli mezzi allenanti, che tuttavia non tratteremo in questo pezzo. Soffermiamoci solo a riflettere su questo aspetto:
- Quando avviene una contrazione muscolare si produce una forza variabile, che potremmo definire da modesta fino a massimale. Ciò si esprime attraverso due meccanismi:
A) Il primo parla di aumento della quantità di unità neuromotorie che vengono reclutate
B) Il secondo indica l’aumento della frequenza di scarica a livello dell’unità motoria
Da questo si evince che un muscolo genera una forza di elevata intensità quando vengono stimolate tutte le unità motorie che lo innervano.
Impartendo ordini ripetuti che raggiungono il muscolo prima che questo si rilasci, si traduce in un aumento della forza erogata nell’interezza dallo stesso muscolo.
Il graduale e continuo reclutamento delle unità motorie e la revisione della loro frequenza di scarica permettono una vasta modulazione nell’espressione della forza muscolare.
Estraiamo un brano da un nostro precedente articolo per sottolineare meglio il ruolo della forza nell’allenamento (da “Forza + Resistenza nella corsa = Qualità” di Santucci Running):
Come tutti i mezzi di allenamento (la forza) deve essere utilizzata in funzione dell’obiettivo: il nostro è rendere efficace la propulsione del passo di corsa, efficiente il gesto, robuste le fasce muscolari e le articolazioni (per prevenire gli infortuni).
E’ utile citare a proposito Jurgen Weineck, nel suo fondamentale “L’Allenamento Ottimale” (Calzetti Mariucci 2009), in cui si legge: “si può affermare che esistono numerose ragioni per svolgere un allenamento di forza. Infatti, senza una quantità minima di forza (che dipende dall’età dell’atleta, dalla sua capacità di prestazione e dal suo livello di aspirazioni), non si può attualizzare ed esprimere una capacità ottimale di prestazione.
Nel processo di allenamento a lungo termine, il livello di forza che si possiede o che è stato acquisito incide immediatamente sull’efficacia dell’allenamento, favorendo o frenando lo sviluppo della capacità di prestazione sportiva”.
Dalla cattedra poi si passa al campo. Gli studi devono poi essere allenamenti.
Aumentare la propria forza significa fare prevenzione e prestazione. Determinante ai fini dell’obiettivo ricercato, è la tipologia di allenamento da proporre (che va tarato anche in base alla caratteristiche innate dell’atleta).
È necessario periodizzare per tracciare un quadro stagionale ben definito.
La ripetitività degli stimoli porta a condizionamenti significativi.
Bisogna tuttavia saper cambiar pagina quando l’attività è entrata diffusamente nella “memoria muscolare”. Ciò non significa abbandono della forza, ma ricambio nei mezzi che la vanno a sollecitare.
Nella programmazione dell’atleta di mezzofondo e fondo, non può mancare il tema che tratta di muscolazione nelle sue derivazioni.
Ultima considerazione:quando si somministra forza dobbiamo saper modulare intensità, frequenza ed equilibri con gli altri processi in atto.
da www.santuccirunning.it - richiedi ulteriori informazioni
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