Domanda :
Uno dei miei punti deboli, seppure non l’unico, è riuscire a riprendere il ritmo dopo una salita impegnativa. Mi spiego meglio. Quando nei trail (in gara) affronto salite con un dislivello positivo dell’ordine degli 800-1000 metri, seppure io riesca anche a salire discretamente, quando poi arrivo in cima le gambe sono letteralmente imballate, dure, che si muovono a fatica.
E se c’è la possibilità di farle muovere con gradualità per qualche minuto (in leggera discesa, magari su strada sterrata) allora ok, seppure a fatica, dopo un po’ riprendo a correre, ma se mi trovo in un single track e anche tecnico, allora situazione si fa difficile.Immagino sia un problema di acido lattico. Al che mi domando e vi domando. E’ possibile in qualche modo allenarsi per evitare questo fastidio, ovvero è possibile allenarsi per recuperare più in fretta rispetto agli attuali tempi di ripresa che ho descritto e che spesso mi comportano la perdita di alcune posizioni? Che ne so, fare ripetute lunghe in salita e poi ridiscendere senza soluzione di continuità, o…?
Gianluigi, (Como)
Risposta:
Salve Gianluigi, il debito lattacido provocato dalla salita ha bisogno dei suoi tempi per essere smaltito, nostro compito è quello di ridurli il più possibile. Compiere allenamenti di resistenza lattacida pura aiuta solo parzialmente poiché sviluppa maggiormente le qualità veloci che non devono essere ottimizzate in funzione trail.
Consigliato è un allenamento di resistenza lattacida in chiave specifica. Ad esempio si corrono 10×200 metri in salita a forte pendenza recuperando i 200 metri in discesa a ritmo blando. In sostanza si provoca un forte debito e nello spazio del minuto, minuto e mezzo di recupero il muscolo si impegna per togliere più scarto possibile.
Altra modalità è quella di compiere ripetute di uno/due km con brevi e ripidi strappi da aggredire con recupero compresso.
In questo modo il corpo usa forza, si adatta ad un continua convivenza con l’acido lattico e nei piccoli spazi di recupero la fibra si organizza per eliminare in fretta le scorie. Il compiere ripetute con una prima parte in salita ed una seconda su terreno pianeggiante o leggermente mosso ha grossa utilità e provoca l’adattamento ricercato, sia perché se ne ricava “un’abitudine sensoriale”, sia perché migliora la selezione delle fibre deputate all’azione.
conclusioni:
In ultima analisi c’è da rilevare che arrivare in cima ad una salita con le gambe completamente “piene” è indice di un ritmo troppo alto in relazione al tipo di gara o ad una non buona preparazione sui tratti di salita. Una gara di trail va vista nella sua interezza ed un atleta ben allenato deve arrivare sulle vette con una discreta freschezza in modo che nel giro di qualche decina di secondi possa riprendere a spingere senza problemi.
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